Nascosto dietro la roccia, poteva osservare il territorio
sottostante senza alcun timore di essere visto. L’arrampicata su quell'altura
non era stata facile, ma ne era valsa la pena visto il vantaggio strategico che
aveva guadagnato. In cielo nuvole bianche come il latte si rincorrevano senza
sosta, evitando però di andare ad oscurare il sole, quasi come se avessero
stretto un accordo in precedenza. Con tutta quella luce, Mark sarebbe riuscito
a distinguere una formica che camminava nel deserto, figuriamoci un idiota di
un metro e ottanta che correva a perdifiato con a disposizione come unici
nascondigli dei piccoli arbusti. Mark si sfilò il fucile da sopra la spalla e
lo posizionò tra due rocce per migliorarne la stabilità, dopodiché si sdraiò al
suolo e impugnò l’arma con entrambe le mani, tenendo la sinistra sulla canna e
la destra sul grilletto. Avvicinò l’occhio al mirino di precisione e inspirò
profondamente. La croce che indicava dove sarebbe finito il proiettile
continuava a traballare, quando però Mark terminò l’espirazione, si stabilizzò perfettamente,
come se si fosse incollata alla nuca dell’uomo in fuga. Non tirava un alito di
vento, e senza attendere un istante di più, il cecchino premette il grilletto
che fece partire il colpo con un boato. Mentre il fucile stava ancora rinculando,
dalla testa dell’individuo esplosero una miriade di schizzi di sangue. Fu come
se fosse inciampato, con l’unica differenza che da quella caduta non si rialzò
mai più. Mark si rimise il fucile in spalla emettendo un sospiro di
rassegnazione, poiché odiava dover uccidere qualcuno. Tuttavia non aveva avuto
scelta, per proteggere la sua famiglia avrebbe fatto qualsiasi cosa.